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Malata terminale rivive la gioia di un'ultima passeggiata grazie ad Oculus Rift



Negli ultimi mesi del 2013 Roberta Firstenberg aveva perso la battaglia personale contro il cancro. Dopo parecchi mesi di chemioterapia, i trattamenti ricevuti avevano ormai perso efficacia, così come erano ormai perse le speranze di una possibile guarigione. La donna nel tempo non aveva più neanche le più basilari capacità di deambulazione.


Donna malata terminale prova Oculus Rift come terapia

L'idea di farle rivivere per un'ultima volta le gioie di una passeggiata, anche se virtuale, è stata di Priscilla Firstenberg, esponente del team di sviluppo di République per Camouflaj e nipote di Roberta. Dopo una discussione con i colleghi riguardo ai sistemi di nuova generazione, Priscilla ha capito che Oculus Rift avrebbe garantito un sorriso, e molto altro, alla nonna malata terminale.
Alla richiesta del kit di sviluppo ha risposto Kevin Crawford di Oculus VR, con un breve testo: "Sfortunatamente non possiamo mandarti una nuova unità dal momento che stiamo cercando di rispondere agli ordini arretrati, ma abbiamo appena ricevuto alcuni campioni per sviluppatori che avevamo dato in prestito", sono alcune delle parole di risposta di Crawford. "Mantenendoci in linea con lo spirito di questi modelli, ha senso che prestiamo un'unità funzionante per sviluppatori ad un altro sviluppatore di videogiochi".
La decisione di mandarle il kit è stata unanime presso gli uffici di Oculus VR. Priscilla ha utilizzato l'headset per la realtà virtuale con Tuscany demo, che permette all'utente di visitare una villa virtuale. In questo modo Roberta ha avuto modo di riassaporare il gusto di una passeggiata, ammirare le farfalle virtuali riprodotte in 3D e, soprattutto, affrontare scale ed ostacoli con estrema disinvoltura. Attraverso Street View, la donna si è potuta rivedere in un'immagine riprodotta su Google Maps.
Priscilla stava sviluppando una "esperienza" specificamente pensata per la nonna, che le avrebbe permesso maggiore libertà in un ambiente con farfalle, cascate e foreste incantate quando le condizioni di Roberta sono andate peggiorando. La donna ha cessato di esalare gli ultimi respiri quattro settimane dopo aver utilizzato per la prima volta Oculus Rift.


L'esperienza di Roberta con Oculus Rift dà solamente un blando accenno di quello che potrebbe consentire la realtà virtuale. "È evasione nella sua forma più viscerale", in grado di trasformare le vite di chi ha severe e gravi limitazioni lasciando dietro per pochi minuti come per poche ore i dolori della "vita reale". I videogiochi hanno atteso per decenni un modello di realtà virtuale veramente fruibile e godibile, nella speranza dei videogiocatori di entrare nelle cabine di navicelle spaziali, o nella prospettiva in prima persona dell'eroe di turno.
Ma la storia di Roberta alimenta le speranze verso qualcosa di nuovo ed estremamente più profondo, con l'obiettivo non solo di provare esperienze ludiche più coinvolgenti, ma anche di aiutare chi sta male e migliorarne la vita, anche se virtualmente, almeno per qualche ora al giorno. Di contro una totale "evasione dalla realtà", e l'eccesso di una tecnologia che potrebbe rivelarsi pericolosa, potrebbe portare l'utente a vivere vite completamente parallele, riesumando uno tra i cliché più abusati della storia della fantascienza.
La storia dell'esperienza di Roberta Firstenberg con Oculus Rift può essere letta nella sua completezza in questa pagina, su The Rift Arcade.

di http://www.gamemag.it/



Una volta qui era tutta Nokia



“Una volta qui era tutta Nokia”, saranno queste le parole che diremo fra circa trent’anni, quando parleremo con i nostri figli, ricordando la nostraepoca tecnologica, e di come due aziende si sono coalizzate per provare a cambiare un settore, quello degli smartphone. Siamo tutti d’accordo, chi più chi meno, sul fatto che il settore della telefonia stia passando un periodo di grandesplendore, che però è offuscato dalla minaccia dei prodotti wearable, dispositivi indossabili che probabilmente saranno la prossima rivoluzione. E’ un periodo che non vede enormi cambiamenti a livello strutturale, e se qualcuno prova a modificare qualcosa di sicuro viene distrutto dagli utenti. Il fatto è che gli smartphone sono perfetti così come sono; ciò che si può cambiare o modellare con il corso degli anni può essere solo la potenza e la velocità. Microsoft e Nokia non la pensano così, e la loro coalizione si basa proprio su questa intuizione.
Satya Nadella e Stephen Elop, due nomi che fino a 1 anno fa non avremmo neanche messo nella stessa frase, essendo due persone completamente opposte, come modi di pensiero e filosofie aziendali. Oggi, invece, come potete anche ammirare dall’immagine di apertura, possono essere definiti come due gemelli diversi ritrovatisi grazie ad una lettera arrivata molti anni dopo. Microsoft è sempre stata intenzionata a entrare, in modo massiccio, nel mondo della telefonia mobile, anche se non ci si è mai focalizzata molto, sia a livello di mercato che di tecnologie, ma a provato a gettare le proprie carte sul tavolo per vedere come gli utenti ne usufruivano. Windows Mobile non può essere considerata una vittoria, anche perché, se lo fosse, oggi tutti ne saremo muniti. Invece no, oggi abbiamo iPhoneGalaxy S e molti altri, non Windows Mobile.
Windows Phone è sicuramente l’evoluzione di Windows Mobile, ma senza ipocrisia potremmo dire che le due filosofie sono completamente differenti, e che Microsoft ha dovuto faticare molto, per circa 5 anni, prima di far arrivare il proprio sistema operativo mobile in cima alle classifiche. E’ stata dura, anche perché la concentrazione della società è sempre stata impressa sul proprio business più ampio, quello che ha reso una semplice società di Redmond ‘Microsoft‘, ovvero il sistema operativo per PC. Il problema però è che, anche su questo fronte, Microsoft ha fallito molte volte. Lo abbiamo notato con Windows Vista, e lo abbiamo nuovamente potuto constatare con Windows 8, tutt’oggi criticato aspramente dall’utenza deiPC di tutto il mondo, che pur di usufruire del proprio computer in modo semplice e dinamico si è dovuta spostare su Linux, o addirittura su Mac, cosa impensabile per un utente Windows.
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C’è da dire che, anche grazie a questi fallimenti, ma non solo, Microsoft è stata in grande difficoltà negli ultimi anni, soprattutto per colpa dell’addio di Bill Gates da CEO della società, che probabilmente ha dato il colpo di grazia a molti progetti in fase di sviluppo. Ancora oggi sentiamo che molti progetti Microsoftvanno nel cestino dei designer e sviluppatori, che non hanno le capacità di portare avanti un lavoro, magari molto ampio, con un team ristretto e limitato. Chi ha lavorato in una società informatica sa perfettamente che il team di sviluppo, in un particolare progetto, è fondamentale per il progetto stesso, e che se questo si sgretola per colpa di problematiche economiche e di idee, probabilmente, tutto salta in aria. Ciò che riesce ad uscire fuori dal cilindro di casa Microsoft, tutto intero, viene sempre accolto con grande entusiasmo dai fan e dall’utenza in generale. E’ stato il caso di Kinect, progetto iniziato nei primi anni del2000 e terminato nel 2009, con la conseguente uscita nel 2010 su Xbox 360. E’ stato un successo, ma ci sono voluti molti duri anni di sviluppo.
Questo è il problema di Microsoft, e lo è sempre stato purtroppo, cioè la lentezza di aggiornarsi con quello che il mercato richiede. Anche con Xbox One ci sono stati, ci sono e ci saranno molti problemi, perché non tutto è come Microsoft aveva promesso, e le vendite lo stanno confermando. Certamente è ancora presto per pronunciarsi su Xbox One, ma se Microsoft non si rimetterà in carreggiata con quello che i videogiocatori richiedono le conseguenze potrebbero essere determinanti e, a questo punto, si dovrà fare una vera e propria rivoluzione, non solo aziendale, ma anche di filosofia. La rivoluzione è già in atto, lo vediamo con l’addio di Steve Ballmer da CEO, con l’arrivo di Microsoft Mobile, grazie all’acquisto di Nokia, e con tanti piccoli cambiamenti che, ogni giorno, settimana e mese stanno modellando il profilo di questa grande azienda.
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La missione di Microsoft Mobile è molto più importante di quello che possiamo immaginare, perché non si basa solo nel migliorare la telefonia, ma sarà da ispirazione per una nuova concezione di prodotto, più completo, rifinito, dettagliato, pulito, elegante e aggressivo, e Satya Nadella lo sa bene. La concorrenza, come AppleSamsung e Google dovrebbe aver timore di ciò che sta accadendo in questi giorni, perché Microsoft sta creando un ecosistema perfetto di prodotti e servizi, che gli utenti apprezzano e utilizzano sempre di più. Migliorare Windows è la parola d’ordine, che la società di Redmond si porterà avanti per i prossimi anni, anche grazie all’arrivo dei dispositivi indossabili, dei quali molti brevetti sono già stati registrati, facendo capire la voglia di arrivare prima di altri inserita nella propria politica aziendale e di prodotto.
L’obbiettivo è fare innamorare nuovamente i consumatori ad un marchio che non deve chiedere nulla a nessuno, e con questa unione è possibile. Il settore della telefonia è solo il primo passo di un grande cambiamento. Microsoft Mobile è ufficialmente arrivata, ed è pronta a combattere contro tutti.

TechGenius
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La firma di Luxottica sui nuovi Google Glass

Il colosso di Mountain View si affida al marchio italiano
per migliorare il design degli occhiali ipertecnologici

AFP
Un ragazza indossa un paio di Google Glass
Google si affida all’italian style per rendere più “cool” i nuovi Google Glass: per questo ha raggiunto un accordo con Luxottica, leader mondiale nel settore del design, della produzione e della distribuzione di occhiali sportivi e di lusso. 

Insieme i due gruppi lavoreranno alla nuova generazione di occhiali ipertecnologici, e l’azienda italiana metterà in campo tutta la sua esperienza coinvolgendo anche i due marchi più famosi del gruppo: Ray-Ban e Oakley. 

«Si tratta di una collaborazione strategica di ampia portata - si legge nella nota congiunta dei due gruppi - per creare insieme dispositivi indossabili innovativi e iconici». 
Per raggiungere questo risultato - si spiega - «le due aziende formeranno una squadra di esperti dedicati a design, sviluppo, strumentazione e ingegneria dei prodotti Glass», cercando di unire «moda e lifestyle all’innovazione tecnologica». Insomma, una sfida affascinante sia per il gigante di Mountaiun View, che punta a superare tutti i dubbi attorno al suo prodotto, sia per Luxottica: «Siamo entusiasti di questa partnership e orgogliosi di essere ancora una volta i pionieri nell’industria dell’eyewear», ha commentato Andrea Guerra, Ceo del gruppo italiano quotato anche a Wall Street. 

Le due aziende non partono da zero. La loro collaborazione - ora ufficializzata - è partita almeno un anno fa. E l’intesa giunge dopo quella di gennaio con cui Google ha iniziato a lavorare insieme a Vsp Global, colosso nel settore delle lenti, per fornire lenti da vista e montature adatte alle funzioni dei Google Glass. Ma anche per realizzare corsi di formazione per gli ottici che dovranno installare i congegni. 

«Qui c’è un problema di moda molto più che un problema legato alla tecnologia», ha detto Astro Teller, responsabile di Google per il progetto dei Google Glass: «Bisogna convincere le persone a indossare un computer sul loro viso». «Pensiamo - ha aggiunto Guerra - che sia giunto il momento di unire le competenze, il know-how e la forte attenzione alla qualità del prodotto che ci caratterizzano con l’altissima competenza tecnologica di Google per dare vita a una nuova generazione di dispositivi rivoluzionari».

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